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5 cose che non sai su John Lennon

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  di Giovanni Benetti 1. L’8 dicembre del 1980 John Lennon fu assassinato difronte al teatro Dakota building di New York da cinque pallottole sparate dall’ex guardia giurata Mark David Chapman. Parecchi anni dopo, l’assassino avrebbe dichiarato: «Sentivo che uccidendo John Lennon sarei diventato qualcuno, e invece sono diventato un assassino, e gli assassini non sono qualcuno». Nonostante l’uomo abbia più volte dimostrato pentimento per il gesto e richiesto la scarcerazione, la commissione ne nega continuamente il rilascio. Ad influire tale scelta pare sia l’ex compagna di Lennon, Yoko Ono, la quale continua a manifestare la sua opposizione alla libertà di Chapman.  2. Una curiosità parecchio singolare e diverte fu raccontata da uno dei primi manager dei Beatles, Allan Willimas. Nello scantinato del  Jacaranda , storico locale del manager al centro della città di Liverpool, si trovava una bara dove John Lennon di tanto in tanto si faceva un pisolino. In quella vecchia bara Lennon era s

"Andrà tutto bene" ti fidi?

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di Giovanni Benetti Nel bel mezzo di una pandemia globale, tra indiscrezioni e false verità, il rapper Willie Peyote non le manda a dire a nessuno, nemmeno a chi si prende gioco della gente travestendosi da ipocriti tuttologi a caccia di followers disperati. Il rapper torinese non si è trovato impreparato neppure questa volta e dopo l’assenza dai social, d’altronde citando Grazia Deledda «le grandi cose si dicono in silenzio», è uscito allo scoperto con il nuovo singolo  La depressione è un periodo dell’anno  disponibile da venerdì 13 novembre, by Virgin Records/Universal Music – durata 3'37''. Fotografia indiscussa e realista di un vivere confusionale, immerso nelle vere o false informazioni mediatiche, rappresenta a tutti gli effetti la precarietà con cui milioni di italiani stanno vivendo la propria quotidianità. Con l’eleganza metrica che lo contraddistingue, Willie è riuscito a contrastare ciò che lui stesso descrive come retorica primaverile, quel "andrà tutto be

Georgia: simbolo d'amore nel novecento americano

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di Giovanni Benetti Quando nel giugno del 2004, al funerale di Ray Charles, Willie Nelson interpreta una commossa versione di  Georgia On My Mind , nessuno se ne stupisce data l’ovvietà di tale scelta. C'è infatti un rapporto profondo, indissolubile, quasi simbiotico, fra la canzone e l'artista che la portò al successo: dici  Georgia […]  e pensi a Ray Charles, dici Ray Charles e pensi a  Georgia […] . Pochi sanno, tuttavia, che la canzone non la scrisse Ray Charles, bensì Hoagy Carmichael, musicista americano e autore della celebre  Stardus . Molti meno ancora conoscono la vera genesi del brano: non nasce come omaggio alla propria terra, bensì come dolce tributo affettivo nei confronti di Georgia, la sorella di Carmichael. Fu Stuart Gorrell, paroliere incaricato di scrivere il testo, a suggerire a Carmichael che la canzone avrebbe avuto maggiore successo usando parole che si adattassero tanto a una donna quanto a uno Stato. E il successo, effettivamente, arrivò, anche se con t

No Music - No Life

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di Giovanni Benetti Seoul, South Korea - Simon Noh Il web rappresenta un valido strumento di conoscenza e d’arricchimento soprattutto se si trattano nozioni culturali e artistiche. Oltre ai diversi strumenti offerti ce ne uno che, essendo di libera frequentazione, non sempre garantisce la veridicità del proprio contenuto: il forum. Non è altro che una comunità virtuale di persone che dialogano tra di loro scambiandosi contenuti che solitamente provengono dal livello formativo culturale degli utenti stessi. Questo sta a significare che ciò che si scopre al suo interno deve essere veicolato e convalidato con attenzione. In uno si legge di un certo Marco Giuggioli (https://it.quora.com/Potremmo-vivere-senza-musica), citato in apice come “l’osservatore del mondo”, il quale a partire da una domanda, propone al proprio pubblico una discutibile riflessione legata al mondo della musica e del suo utilizzo.  L’analisi seguente pone al lettore, paragrafo per paragrafo, un’attenta argomentazione a

Gustav Klimt

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  Basta chiudere gli occhi e lasciarsi guidare dall’immaginazione.   Basta pensare all’ oro , a una cascata di oro brillante.   Basta disegnare con i pensieri un corpo formoso di  donna .   Basta camminare con la fantasia per le strade eleganti e affascinanti della  Vienna  di inizio Novecento.   Basta aprire gli occhi, ed è subito  Gustav Klimt .

Riflessioni sull'Arte

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di Giovanni Benetti Capitolo 4° Qual è il vero motivo per cui l’arte ci piace così tanto? Cosa ci spinge a riflettere per ore davanti ad una tela o seduti difronte ad un’orchestra sinfonica intenta ad eseguire un brano? Così ci spinge a fare arte? Il nostro atteggiamento risulta attivo o passivo? C’è chi segue una passione e chi un piacere personale. Si è attirati da qualcosa al di sopra di noi. Nessuno ci chiama e ci costringe ad uscire di casa per comprare un biglietto, ma dentro di noi qualcosa ci dice che lo dobbiamo fare. A parer mio si tratta di una dimensione nella quale immersi stiamo bene. Abbiamo bisogno di trovare ciò che ci fa stare bene, la bellezza delle cose quotidiane. Il senso del bello ci affascina e la sua ricerca fa parte dell’identità di ogni essere umano. Dobbiamo immergerci totalmente. La ricerca del bello permette di stare bene con sé stessi, di essere a proprio agio, di potersi dimostrare e mostrare per quello che veramente si è. Perdere ciò che ci fa star bene

Riflessioni sull'Arte

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di Giovanni Benetti Capitolo 3° E se l’opera d’arte avesse il suo unico scopo nella volontà del suo creatore, dell’artista? E se l’arte esistesse solo in funzione dell’essere umano? L’opera d’arte di per sé non sono altro che una tela colorata, un blocco di marmo scolpito, un insieme di note musicali rinchiuse in un pentagramma. Solo l’essere umano ha la capacità di ammirare l’arte, innamorarsene e trarne un significato frutto del suo innamoramento. Ne nasce poi un simbolo, un’evocazione emotiva che genera piacere nel soggetto interessato. Se l’opera d’arte non viene osservata e “amata” da qualcuno perde di fatto la sua qualità più intima, la sua essenza in quanto arte. Il fine dell’opera non è mai l’opera stessa ma la fruizione di qualcuno che possa comprenderla e capirla. Un oggetto diviene opera d’arte solo se accolto, contemplato e amato da qualcuno. Qualsiasi artista vive un’esperienza d’innamoramento nel momento in cui crea, e questa potrebbe già essere definita arte. Un’idea att